Un dialogo serrato, due sessioni distinte ma intrecciate da un unico filo conduttore: il rilancio consapevole e sostenibile della filiera bufalina attraverso la sinergia tra istituzioni, ricerca scientifica e mondo allevatoriale. È questo lo spirito che ha animato l’incontro dedicato al Progetto BIG, un’iniziativa che sta ridefinendo i confini dell’innovazione zootecnica nel comparto bufalino.

L’occasione è stata la III Edizione di Campanialleva, tenutasi a Benevento dal 9 all’11 maggio 2025.

Sessione inaugurale: interventi delle autorità

Moderato da Roberto Mazzei, capo servizio Innovazione e Akis Coldiretti, ad aprire i lavori è stato Davide Minicozzi, Presidente di AACM, che con parole sentite ha accolto i partecipanti, rimarcando il valore strategico del Progetto BIG come modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni, mondo della ricerca e sistema allevatoriale. “Un esempio concreto – ha sottolineato – di come visione condivisa e azione coordinata possano trasformare la nostra zootecnia.”

A seguire, il Presidente ANASB, Nicola Palmieri, ha voluto ringraziare tutti i presenti, lasciando spazio a una riflessione carica di entusiasmo e realismo: “I risultati ottenuti ci dimostrano come obiettivi che, fino a pochi anni fa, sembravano irraggiungibili, oggi sono realtà concreta. Un segnale forte che stiamo andando nella giusta direzione”.

In rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (DISR VII), ha partecipato il dott. Agostino Casapullo, il quale ha illustrato con chiarezza il percorso tecnico-amministrativo del progetto. Il suo intervento ha messo in luce l’importanza fondamentale delle innovazioni genomiche e digitali, che oggi rappresentano il motore di una selezione genetica mirata, veloce e sostenibile.

Uno dei momenti più significativi è stato certamente quello dato da Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale di Coldiretti. Il suo doppio intervento ha richiamato con forza l’attenzione sulla necessità di riportare la zootecnia al centro dell’agenda politica nazionale, evidenziando come il comparto bufalino rappresenti una delle eccellenze del Made in Italy agro-zootecnico.

Il contributo denso e appassionato da parte del Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno IZSM, Antonio Limone. Il suo intervento ha posto l’attenzione sul binomio imprescindibile tra sanità animale e innovazione genetica, richiamando la necessità di affrontare con strumenti scientifici sfide cruciali come le malattie trasmesse da vettori e l’antimicrobico-resistenza. “Senza dati affidabili e modelli predittivi – ha dichiarato – non è possibile costruire un futuro solido per la zootecnia italiana.

Hanno inoltre preso parte alla sessione autorevoli esponenti del sistema agro-zootecnico, offrendo un contributo di alto valore.

Nicola Di Noia, Direttore Generale di AIA, ha espresso la volontà di potenziare ulteriormente il supporto agli allevatori, con strumenti moderni e progettualità concrete, capaci di rispondere in modo mirato alle esigenze del comparto.

Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato di Filiera Italia, ha rimarcato il valore strategico dell’identità produttiva nazionale, insistendo sulla necessità di tutelare la filiera agroalimentare di qualità, oggi sempre più sotto pressione da dinamiche globali aggressive e concorrenza sleale.

Il Professor Giuseppe Campanile, membro del CDA dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo determinante della ricerca scientifica per l’ottimizzazione delle performance genetiche e produttive della bufala, affermando: “una risorsa che merita il massimo dell’investimento culturale e tecnico”.

Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, ha ribadito l’impegno dell’Ente regionale nel sostenere progetti di innovazione in ambito zootecnico, valorizzando le produzioni locali e promuovendo modelli produttivi sostenibili.

Un video per raccontare il cuore del progetto

A congiungere 2 momenti salienti, la proiezione del video conclusivo che, in maniera chiara e coinvolgente, ha ripercorso le tappe salienti del Progetto BIG, illustrandone gli obiettivi strategici e i principali risultati conseguiti. Il contributo audiovisivo ha evidenziato come l’introduzione delle nuove tecnologie abbia inciso in modo significativo sulla trasformazione del panorama genetico della Bufala Mediterranea Italiana.

Sessione tecnico-scientifica: i partner presentano i risultati del progetto BIG

La seconda sessione è stata interamente dedicata alla presentazione tecnica e scientifica dei risultati ottenuti delle attività del progetto BIG, con gli interventi dei partner coinvolti nella ricerca e nello sviluppo delle innovazioni.

Gianluca Neglia, Professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II (DVMPA) e Responsabile Scientifico del Progetto BIG, ha aperto la sessione illustrando tutti gli obiettivi raggiunti e sottolineando come il progetto non abbia solo generato risultati concreti, ma abbia anche permesso la costruzione di un vero e proprio “sistema BIG”: una rete di collaborazioni solide tra enti, istituzioni, ricercatori e allevatori, capace di generare innovazione condivisa nel settore della Bufala Mediterranea Italiana.

È seguito l’intervento del genetista Stefano Biffani del Consiglio Nazionale delle Ricerche – IBBA, che ha presentato i risultati ottenuti in ambito genomico. “Il progetto BIG – ha dichiarato – ci ha consegnato strumenti selettivi più precisi. L’accuratezza degli indici genetici nei giovani soggetti è raddoppiata. Questo significa strumenti selettivi più precisi, utili sin dalle prime fasi di vita degli animali.

A seguire, la Professoressa Rossella Di Palo, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – DVMPA, ha descritto le novità introdotte nella valutazione morfologica della BMI. In particolare, sono stati sviluppati nuovi descrittori morfologici relativi alla mammella e agli arti e piedi cruciali per la funzionalità e la longevità dell’animale. Ne è nata una scheda di valutazione lineare più predittiva della durata produttiva.

Matteo Santinello, ricercatore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – DVMPA, ha illustrato i risultati delle analisi sulla composizione proteica del latte di bufala. Lo studio ha rivelato un’elevata variabilità fenotipica delle frazioni proteiche, elemento fondamentale per lo sviluppo di futuri programmi di selezione genetica mirati alla qualità delle produzioni.

Intervento ultimo della sessione tecnica, ha visto il Dottor Domenico Vecchio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), che ha presentato una riflessione sull’impatto atteso delle innovazioni introdotte dal progetto. Il suo contributo ha messo in luce i benefici potenziali in termini di sostenibilità ambientale, economica ed etica, fondamentali per garantire un futuro competitivo e responsabile per l’allevamento bufalino.

L’incontro si è concluso con l’intervento del neo Direttore Generale di ANASB, Gabriele Di Vuolo, che ha tracciato un bilancio complessivo del progetto, sottolineando come i risultati abbiano superato le aspettative iniziali: “Grazie a BIG – ha affermato – oggi possiamo contare su oltre 21 nuovi indici genetici che rispondono concretamente alle esigenze del territorio. Si tratta di strumenti che rappresentano un collegamento diretto tra ricerca e il mondo allevatoriale, e che si pongono perfettamente in linea con gli obiettivi della Commissione Europea per un’agricoltura più sostenibile ed efficiente. Tra questi nuovi strumenti, un ruolo di primo piano è occupato dagli indici morfologici, come quelli per la locomozione e per il benessere della mammella. Selezionare per questi caratteri – ha evidenziato Di Vuolo – significa investire in animali più longevi, funzionali e produttivi, in grado di persistere più tempo all’interno dei nostri allevamenti, contribuendo così a migliorarne la redditività e la sostenibilità.

Il Progetto BIG si conferma non solo come una best practice di innovazione applicata alla zootecnia, ma anche come un modello culturale: quello di una filiera che sa mettersi in discussione, trasformarsi, creare alleanze e puntare sulla conoscenza come leva per la competitività. Dalla genomica alla morfologia, dalla salute animale alla qualità del latte, gli strumenti presentati non sono semplici risultati, ma veri e propri ponti verso un nuovo modo di fare allevamento: più etico, sostenibile, integrato e orientato al benessere animale. Il messaggio emerso con forza è solo: il futuro della Bufala Mediterranea Italiana passa dalla scienza, ma si costruisce ogni giorno negli allevamenti, nelle istituzioni, nei laboratori e nei territori. Un futuro che non è più solo un obiettivo, ma una realtà concreta, condivisa e finalmente a portata di mano.